UMANZUKI - SONIC BIRDS



Data di rilascio: 2012

Le porte della percezione sono aperte. Gli Umanzuki sono un trio toscano: Tommaso Di Tommaso alla chitarra, Alessandro Iacopini al basso e Mattia Betti alla batteria. Usciti nel 2011 con il loro primo lavoro “Pipes & Sugar”, si presentavano con un ep un po’ acerbo, una mela ben attaccata all’albero, ancora in fase di maturazione; elementi jazz con una chitarra filo-Frippiana (Naak Middagete) e atmosfere blues (Pipes & Sugar). Ma è con questo secondo ep “Sonic Birds”, che riusciamo a sentire qualcosa di persuasivo, coinvolgente. La batteria apre le porte a colpi di bacchette, introducendo, con un ritmo marciante, la prima traccia Rainbow. Attraverso uno scivolo colorato di suoni si guizza sulle spalle del batterista, mentre una voce leggera echeggia accompagnata dal suono accennato della chitarra. Gli echi ci portano verso la luce Light Crystal Bounce, quasi un assolo percussionistico, in cui l'esaltazione talentuosa del batterista, mescolata ad effetti sonori synth, producono un quadro sonoro di elementi ben combinati tra loro. Un invito ad ascoltare l’ep tutto d’un fiato, essendo ogni pezzo legato agli altri da un filo sottile. E’ il momento della ballata dell’album Capitan Orso, dove la chitarra, con un riff  morbido, fa da ritornello, dando il via a questa eclettica traccia: una batteria frenetica improvvisa, il basso e i suoni distorti fondono il tutto. Sonic Birds, omonima traccia dell'album, è un intermezzo free form che farebbe onore all’uomo schizoide del 21° secolo. Questo album è una caleidoscopia di suoni, che va ad esaltarsi con la movimentata Golden Beard Bull Seye che inizia cupa per poi lasciare a tamburi, percussioni e voce (ritornata per l'occasione e guida onirica per tutto il cammino), condurre le danze. Il pezzo finale Amazing Sun, è il brano più minutato, un sunto stilistico della band. Chitarra, batteria, basso e gli effetti sonori ben connessi tra loro, creano un concept free form psichedelico che attinge dal progressive rock, si tuffa nel jazz e si asciuga nella sperimentazione. Si, perché in “Sonic Birds” ci sono molti elementi che riportano ai mostri sacri dei primi anni 70, spogliati dall’eccessivo barocchismo, dalle suite infinite e dalla prolissità sinfonica. Forse anche noi, generazione degli anni zero (privati per cronologia storica di movimenti musicali importanti), potremmo assistere alla consacrazione di queste band, artisti che donano qualcosa di prezioso attraverso il loro talento e passione musicale.

Link:

Umanzuki (pagina ufficiale di facebook)

Bandcamp (streaming ep)

Nessun commento:

Posta un commento

voto